ROSARIOFAGGIANO.IT - NEWS – 31 agosto 2020

GUAGNANO – Sabato scorso, 29 agosto, incontro con la Ministra per le Politiche agricole, alimentari e forestali

Bellanova in visita alla Cantina Feudi di Guagnano: "Ascoltare le ragioni dei produttori per migliorare l’agroalimentare".

Bellanova in visita alla Cantina Feudi di Guagnano:
“Migliorare l’attuale regolamentazione delle vendite sottocosto nella grande distribuzione dei prodotti agricoli di qualità come i vini a denominazione di origine”


GUAGNANO - Sabato 29 agosto la Ministra per le Politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova, ha visitato la cantina Feudi di Guagnano nell’ambito di quello che potremmo definire un “tour di ascolto” presso diverse imprese del mondo agricolo italiano, le stesse che "fanno" buona parte del Made in Italy.

Nel nostro caso si è trattato di un appuntamento importante di confronto sulle tante problematiche del settore vitivinicolo e sui provvedimenti approvati negli ultimi mesi: dalle misure di sostegno messe in atto per fronteggiare l'emergenza Covid-19, a quelle in cantiere per l'export verso sei importanti paesi target, all'annuncio della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del Decreto "Donne in campo" che interessa le lavoratrici agricole.

“Quello che ha affermato la Ministra in relazione alla possibilità di vietare o almeno regolamentare in maniera più stringente alcune delle pratiche commerciali scorrette messe in atto dalla GDO e dalla DO come il "sottocosto" e il taglio prezzi sui prodotti agricoli di qualità – dice Gianvito Rizzo, titolare di Feudi di Guagnano - mi ha interessato particolarmente poiché sull’argomento mi sono soffermato più volte anche negli anni scorsi. Comunicare al consumatore la vendita sottocosto di un prodotto agricolo di eccellenza, ha dichiarato la Ministra, significa svalutarlo e danneggiarlo. Non solo ma, io aggiungo, tali pseudo-vendite (anche con tagli prezzo molto aggressivi) creano confusione e disorientamento nei consumatori, vanificando gli innumerevoli sforzi del produttore volti a qualificare le proprie produzioni come DOC e DOCG, nel caso dei vini e sprecando, di conseguenza, le tante risorse pubbliche impiegate per valorizzarle sia in Italia che all’estero. Nessuna presa di posizione ideologica nei confronti della GDO e della DO, quindi, ma soltanto il diritto di pretendere il riconoscimento per il produttore di quello che definisco un “prezzo etico” per il suo prodotto. Quel prezzo che garantirebbe, di per sé, la sopravvivenza dell’azienda agricola e la valorizzazione delle sue produzioni”.

Il quadro normativo di riferimento, costituito attualmente dal DPR 218/2001* attuativo dell’art. 15 d.lgs. 114/1998, è utilizzato esclusivamente per “limitare”, non vietare, il ricorso alle vendite sottocosto mediante una specifica disciplina rimettendo la valutazione in ordine alla sua liceità all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e al giudice ordinario. Nel “limitare”, viene valutata la liceità avendo riguardo al divieto di abuso di posizione dominante e la violazione del divieto di concorrenza sleale.

“È vero – continua Rizzo - che la quasi totalità delle vendite “sottocosto” sono effettuate nel rispetto della normativa attualmente in vigore ma, la stessa, non contempla l’esclusione di alcuni prodotti agricoli come quelli rientranti nelle denominazioni protette. Quali sono i risvolti negativi e di scadimento di immagine di una intera denominazione quando un consumatore vede su un volantino un vino DOC o DOCG proposto sottocosto o con un taglio prezzo così importante da banalizzare e screditare completamente quella denominazione? Qui non si tratta di limitare la “libertà commerciale” di questa o quella catena, ma di rispettare il lavoro di una intera filiera o settore e di non distruggere l’immagine e il valore di una denominazione costruita in tanti anni di sacrifici e di investimenti finanziari. Perché è vietato sottopagare un dipendente, perché è vietato acquistare un falso Armani, perché è censurato l’utilizzo di linguaggi sessisti in pubblicità? E perché, invece, deve essere consentita la vendita sottocosto di un vino a denominazione di origine? Tutto ciò dovrebbe finire ed essere pesantemente sanzionato fino al ritiro dei prodotti dagli scaffali del supermercato. È pur vero che la questione è particolarmente complessa ma, in attesa che i consulenti del Mipaaf possano quanto prima elaborare un progetto di legge da sottoporre alla Ministra, si spera che sia i consorzi di tutela che gli organismi di controllo vigilassero attentamente e proponessero denunce all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato”.

* Comunicato Feudi di Guagnano