LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/IX – 25 luglio 2012)
SALICE – Sebastian Maci, compagno di danza della diciassettenne, racconta gli ultimi momenti di vita della ballerina , prima dell’incidente
“Era a terra, tentavamo di svegliarla”
Il fidanzato, malgrado le ferite, è riuscito a trascinarsi fino a lei, poi la telefonata ai soccorritori
SALICE – “Abbiamo preso male una curva e siamo usciti fuori strada” – Sebastian Maci, il 16enne che viaggiava insieme ad Elena e Giorgio, racconta gli ultimi momenti che hanno preceduto il tragico incidente. Fra Sebastian ed Elena c’erano solo pochi mesi di differenza, lui è nato a dicembre, lei a giugno del 1995. All’età di cinque anni, entrambi avevano iniziato a frequentare la locale scuola di danza latino-americana. Da allora avevano fatto sempre coppia fissa, partecipando con successo a innumerevoli gare di ballo, sia in Italia che all’estero.
Sebastian, dopo i soccorsi ricevuti all’ospedale di Copertino, dall’altra notte è di nuovo a casa, in via De Gasperi. Ha un’evidente fasciatura sulla testa, è dolorante in più parti del corpo ed è ancora sotto shock.
“Venivamo dal mare – racconta con una voce tenue – dove avevamo passato la giornata in casa di Elena. Abbiamo percorso la Torre Lapillo-San Pancrazio e poi abbiamo preso una stradina di campagna per accorciare il rientro a Salice. Ad un certo punto, in prossimità di una curva, la vettura ha preso una traiettoria che ci ha fatto finire nel canalone che costeggia la stradina. Subito dopo siamo stati proiettati verso il campo incolto adiacente. Da quel momento non ricordo più nulla. Quando ho ripreso conoscenza, forse pochi secondi dopo il terribile incidente, mi sono ritrovato seduto accanto alla macchina. Ho visto Elena a terra. Non si muoveva. Accanto a lei c’era Giorgio che, disperatamente e nonostante fosse ferito, cercava di rianimarla. Anche io mi sono avvicinato alla ragazza. Poi abbiamo chiamato i soccorsi. E poco dopo è arrivata l’ambulanza che mi ha trasportato al pronto soccorso”.
Sebastian non dice altro. La commozione non glielo consente.
E’ la madre Katia, accanto a lui, che aggiunge: “Consideravo Elena come una figlia. Lei e Sebastian sono cresciuti insieme. Si volevano bene come fratelli. Era una bravissima ragazza, educata, generosa e solare. Doris, la mamma di Elena, continua a chiamarmi ogni momento. Piange la sua dolce figlia, ma trova la forza di preoccuparsi del mio Sebastian”.
Sebastian, dopo i soccorsi ricevuti all’ospedale di Copertino, dall’altra notte è di nuovo a casa, in via De Gasperi. Ha un’evidente fasciatura sulla testa, è dolorante in più parti del corpo ed è ancora sotto shock.
“Venivamo dal mare – racconta con una voce tenue – dove avevamo passato la giornata in casa di Elena. Abbiamo percorso la Torre Lapillo-San Pancrazio e poi abbiamo preso una stradina di campagna per accorciare il rientro a Salice. Ad un certo punto, in prossimità di una curva, la vettura ha preso una traiettoria che ci ha fatto finire nel canalone che costeggia la stradina. Subito dopo siamo stati proiettati verso il campo incolto adiacente. Da quel momento non ricordo più nulla. Quando ho ripreso conoscenza, forse pochi secondi dopo il terribile incidente, mi sono ritrovato seduto accanto alla macchina. Ho visto Elena a terra. Non si muoveva. Accanto a lei c’era Giorgio che, disperatamente e nonostante fosse ferito, cercava di rianimarla. Anche io mi sono avvicinato alla ragazza. Poi abbiamo chiamato i soccorsi. E poco dopo è arrivata l’ambulanza che mi ha trasportato al pronto soccorso”.
Sebastian non dice altro. La commozione non glielo consente.
E’ la madre Katia, accanto a lui, che aggiunge: “Consideravo Elena come una figlia. Lei e Sebastian sono cresciuti insieme. Si volevano bene come fratelli. Era una bravissima ragazza, educata, generosa e solare. Doris, la mamma di Elena, continua a chiamarmi ogni momento. Piange la sua dolce figlia, ma trova la forza di preoccuparsi del mio Sebastian”.
Rosario Faggiano