LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - (pag. Le/IV – 17 ottobre 2015)
AGRICOLTURA – Dal 2009 gli “ettari” di vigneto pugliese venduti agli imprenditori delle regioni del Nord Italia sono stati 917
I vigneti Dop del Salento "emigrano" verso il Nord
I diritti di reimpianto sono stati venduti anche a 8-10mila euro per ettaro
Ettari di Dop e Igp salentini emigrano al Nord. Vendita fuori regione dei diritti di impianto dei vigneti e rischio che con il nuovo sistema autorizzatorio, di prossima applicazione, venga penalizzato il Sud e, dunque, il Salento. Questi i temi “scottanti” all’attenzione degli operatori del settore in quest’ultimo scorcio di 2015.
Dal 1° gennaio 2016 scatteranno le regole che metteranno fine alla compravendita dei diritti, consentendo l’impianto di nuovi vigneti solo attraverso autorizzazioni gratuite non cedibili.
I diritti di impianto, che hanno un valore commerciale, sono attualmente detenuti da viticoltori che, per motivi diversi e previa nulla osta dell’Ispettorato provinciale dell’Agricoltura, hanno estirpato i loro vigneti mantenendo la prerogativa di reimpiantarli.
Dunque, mentre tutto farebbe pensare che i diritti, ormai in scadenza, potrebbero non essere più appetibili per i potenziali acquirenti, ecco la sorpresa: proprio in questi mesi si è registrato un sensibile aumento d’interesse all’acquisizione onerosa dei cosiddetti “ettari sulla carta”. Sarebbe in atto, in altre parole, una vera e propria “svendita” dei vigneti del territorio, richiesti prevalentemente dal Veneto, ma anche dal Friuli Venezia Giulia, Toscana ed Emilia Romagna.
Dal 2009 gli “ettari” di vigneto pugliese venduti al Nord sono stati in tutto 917. Fino al 2014 i trasferimenti di diritti sono stati autorizzati dalla Regione prima “in deroga”, 720 ettari, poi, in regime di “liberalizzazione” ai sensi del Decreto ministeriale 1213/2015, ne sono stati autorizzati altri 197. Il più recente atto regionale, del 23 luglio 2015, è stato emesso a favore di 99 nominativi cedenti, di cui 46 delle province di Lecce, Brindisi e Taranto.
Ulteriori (e non poche) richieste di trasferimento dei diritti fuori regione, inoltre, attualmente sono in corso di valutazione da parte degli Ispettorati provinciali dell’Agricoltura.
Secondo stime, finora gli agricoltori salentini avrebbero venduto i loro diritti di reimpianto a 3-5mila euro a ettaro. Per alcuni operatori, però, negli ultimi mesi le quotazioni avrebbero raggiunto 8-10mila euro a ettaro e, in qualche caso, anche 12mila euro. Troppo poco, in ogni caso, rispetto al valore che i medesimi diritti raggiungono in Veneto, soprattutto nella zona del Prosecco. Ma perché quest’improvviso aumento di richieste?
“A mio parere – dice Nicola Scarano, direttore tecnico di “Due Palme” – le aziende di fuori regione che comprano oggi, hanno necessità di impiantare al più presto. E sono disposte a pagare prezzi più alti rispetto a quelli registrati in Puglia in passato”.
Gli acquirenti dei diritti avrebbero, insomma, convenienza a comprare, oltre che per i prezzi “accessibili”, anche per assicurarsi subito superficie vitata per la produzione dei loro vini pregiati.
Dietro questa “fretta”, però, soprattutto ci sarebbe un altro fattore: l’insicurezza percepita rispetto alle decisioni che il ministero dovrà prendere in relazione alle procedure applicative del nuovo sistema. In sostanza, è certo che si avrà la possibilità di ottenere le autorizzazioni gratuitamente, ma ancora non si sa quale criterio si sceglierà per assegnarle (su base regionale o nazionale? Ci sarà una graduatoria o la distribuzione avverrà proporzionalmente a tutti i richiedenti?). Per cui: meglio acquistare ora perché, dal 1° gennaio, se non compresi nelle eventuali graduatorie, il rischio per gli imprenditori del Nord sarebbe quello di bloccare i propri progetti di espansione produttiva.
“Il nuovo regime – dice Gianni Cantele, presidente Coldiretti Puglia - rappresenta un cambiamento rilevante. Il sistema andrà accompagnato con misure atte a semplificare la gestione senza però lasciare spazio a possibili abusi. Sarà importante sollecitare Bruxelles a prevedere una gestione regionale delle autorizzazioni, in modo da evitare il rischio di perdere autorizzazioni non utilizzate nei tempi previsti. Per quanto riguarda la compravendita di diritti – continua - la posizione di Coldiretti Puglia è sempre stata contro la loro uscita dalla regione. Rispetto a questo, però, la Ue è sempre stata favorevole alla libera circolazione dei diritti nell’ambito del singolo Stato membro. Negli ultimi mesi, a fronte della liberalizzazione del trasferimento dei diritti da una regione all’altra, dettata a livello nazionale dalla necessità di non perdere potenziale superficie vitata rivendicabile dalla Ue, si è registrata una forte emorragia dalla Puglia, favorita anche dal sensibile divario del valore dei diritti”.
Diverso il punto di vista di Vincenzo Patruno, presidente di Fedagri-Confcooperative Puglia: “Se consideriamo nell’insieme i numeri – afferma - si evince che non esiste il problema drastico della vendita dei diritti perché questo rappresenta circa l’1 per cento della superficie vitata pugliese che è pari a 84mila ettari. Bisogna anche considerare che coloro che ricorrono alla vendita, nella maggior parte dei casi sono agricoltori anziani che non hanno più intenzione di proseguire nell’attività agricola e vedrebbero andar perso, comunque, il loro diritto. Quindi non fanno altro che monetizzare il diritto, per ottenere una sorta di liquidazione per fine attività. La Puglia, comunque, non deve ritenersi svantaggiata perché, se da un lato ci sono questi diritti che vengono spostati in altre regioni, dall’altro c’è un recupero di diritti attraverso la riserva regionale”.
Dal 2014 al 31 agosto 2015, con diversi atti la Regione ha assegnato circa 968 ettari così ripartiti: 387 a titolo gratuito a 156 giovani viticoltori, e 581 ettari a titolo oneroso (circa 3.870 euro a ettaro) a 208 produttori.
“Questo sta a dimostrare – continua Patruno - che comunque il patrimonio vitivinicolo pugliese rimane invariato”. Per quanto riguarda il nuovo sistema autorizzatorio, Patruno conclude: “C’è soprattutto un punto critico relativo all’accesso alla riserva. Si sa che ci saranno circa 6500 ettari, il famoso 1 per cento a livello nazionale, ma non si è ancora capito come sarà fatta la ripartizione di questi ettari. La logica mi porterebbe a ribaltare nelle varie regioni la percentuale che corrisponde alla superficie vitata esistente. Ma questo è ancora in discussione, speriamo si facciano giuste valutazioni”.
Dal 1° gennaio 2016 scatteranno le regole che metteranno fine alla compravendita dei diritti, consentendo l’impianto di nuovi vigneti solo attraverso autorizzazioni gratuite non cedibili.
I diritti di impianto, che hanno un valore commerciale, sono attualmente detenuti da viticoltori che, per motivi diversi e previa nulla osta dell’Ispettorato provinciale dell’Agricoltura, hanno estirpato i loro vigneti mantenendo la prerogativa di reimpiantarli.
Dunque, mentre tutto farebbe pensare che i diritti, ormai in scadenza, potrebbero non essere più appetibili per i potenziali acquirenti, ecco la sorpresa: proprio in questi mesi si è registrato un sensibile aumento d’interesse all’acquisizione onerosa dei cosiddetti “ettari sulla carta”. Sarebbe in atto, in altre parole, una vera e propria “svendita” dei vigneti del territorio, richiesti prevalentemente dal Veneto, ma anche dal Friuli Venezia Giulia, Toscana ed Emilia Romagna.
Dal 2009 gli “ettari” di vigneto pugliese venduti al Nord sono stati in tutto 917. Fino al 2014 i trasferimenti di diritti sono stati autorizzati dalla Regione prima “in deroga”, 720 ettari, poi, in regime di “liberalizzazione” ai sensi del Decreto ministeriale 1213/2015, ne sono stati autorizzati altri 197. Il più recente atto regionale, del 23 luglio 2015, è stato emesso a favore di 99 nominativi cedenti, di cui 46 delle province di Lecce, Brindisi e Taranto.
Ulteriori (e non poche) richieste di trasferimento dei diritti fuori regione, inoltre, attualmente sono in corso di valutazione da parte degli Ispettorati provinciali dell’Agricoltura.
Secondo stime, finora gli agricoltori salentini avrebbero venduto i loro diritti di reimpianto a 3-5mila euro a ettaro. Per alcuni operatori, però, negli ultimi mesi le quotazioni avrebbero raggiunto 8-10mila euro a ettaro e, in qualche caso, anche 12mila euro. Troppo poco, in ogni caso, rispetto al valore che i medesimi diritti raggiungono in Veneto, soprattutto nella zona del Prosecco. Ma perché quest’improvviso aumento di richieste?
“A mio parere – dice Nicola Scarano, direttore tecnico di “Due Palme” – le aziende di fuori regione che comprano oggi, hanno necessità di impiantare al più presto. E sono disposte a pagare prezzi più alti rispetto a quelli registrati in Puglia in passato”.
Gli acquirenti dei diritti avrebbero, insomma, convenienza a comprare, oltre che per i prezzi “accessibili”, anche per assicurarsi subito superficie vitata per la produzione dei loro vini pregiati.
Dietro questa “fretta”, però, soprattutto ci sarebbe un altro fattore: l’insicurezza percepita rispetto alle decisioni che il ministero dovrà prendere in relazione alle procedure applicative del nuovo sistema. In sostanza, è certo che si avrà la possibilità di ottenere le autorizzazioni gratuitamente, ma ancora non si sa quale criterio si sceglierà per assegnarle (su base regionale o nazionale? Ci sarà una graduatoria o la distribuzione avverrà proporzionalmente a tutti i richiedenti?). Per cui: meglio acquistare ora perché, dal 1° gennaio, se non compresi nelle eventuali graduatorie, il rischio per gli imprenditori del Nord sarebbe quello di bloccare i propri progetti di espansione produttiva.
“Il nuovo regime – dice Gianni Cantele, presidente Coldiretti Puglia - rappresenta un cambiamento rilevante. Il sistema andrà accompagnato con misure atte a semplificare la gestione senza però lasciare spazio a possibili abusi. Sarà importante sollecitare Bruxelles a prevedere una gestione regionale delle autorizzazioni, in modo da evitare il rischio di perdere autorizzazioni non utilizzate nei tempi previsti. Per quanto riguarda la compravendita di diritti – continua - la posizione di Coldiretti Puglia è sempre stata contro la loro uscita dalla regione. Rispetto a questo, però, la Ue è sempre stata favorevole alla libera circolazione dei diritti nell’ambito del singolo Stato membro. Negli ultimi mesi, a fronte della liberalizzazione del trasferimento dei diritti da una regione all’altra, dettata a livello nazionale dalla necessità di non perdere potenziale superficie vitata rivendicabile dalla Ue, si è registrata una forte emorragia dalla Puglia, favorita anche dal sensibile divario del valore dei diritti”.
Diverso il punto di vista di Vincenzo Patruno, presidente di Fedagri-Confcooperative Puglia: “Se consideriamo nell’insieme i numeri – afferma - si evince che non esiste il problema drastico della vendita dei diritti perché questo rappresenta circa l’1 per cento della superficie vitata pugliese che è pari a 84mila ettari. Bisogna anche considerare che coloro che ricorrono alla vendita, nella maggior parte dei casi sono agricoltori anziani che non hanno più intenzione di proseguire nell’attività agricola e vedrebbero andar perso, comunque, il loro diritto. Quindi non fanno altro che monetizzare il diritto, per ottenere una sorta di liquidazione per fine attività. La Puglia, comunque, non deve ritenersi svantaggiata perché, se da un lato ci sono questi diritti che vengono spostati in altre regioni, dall’altro c’è un recupero di diritti attraverso la riserva regionale”.
Dal 2014 al 31 agosto 2015, con diversi atti la Regione ha assegnato circa 968 ettari così ripartiti: 387 a titolo gratuito a 156 giovani viticoltori, e 581 ettari a titolo oneroso (circa 3.870 euro a ettaro) a 208 produttori.
“Questo sta a dimostrare – continua Patruno - che comunque il patrimonio vitivinicolo pugliese rimane invariato”. Per quanto riguarda il nuovo sistema autorizzatorio, Patruno conclude: “C’è soprattutto un punto critico relativo all’accesso alla riserva. Si sa che ci saranno circa 6500 ettari, il famoso 1 per cento a livello nazionale, ma non si è ancora capito come sarà fatta la ripartizione di questi ettari. La logica mi porterebbe a ribaltare nelle varie regioni la percentuale che corrisponde alla superficie vitata esistente. Ma questo è ancora in discussione, speriamo si facciano giuste valutazioni”.
Rosario Faggiano
Il servizio sui diritti di impianto dei vigneti pubblicato da “La Gazzetta di Lecce” comprende i seguenti articoli:
1 - I vigneti Dop del Salento “emigrano” verso il Nord
2 - “Le nuove assegnazioni? Non si garantisca solo la crescita del Prosecco”
3 - “Vigneti, le nuove norme ora minacciano l’identità territoriale”
4 - “Utilizziamo i diritti di impianto nell’area attaccata da Xylella”
5 - “Niente più donatori di rossi da taglio, oggi abbiamo un prodotto di qualità”