LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (pag. Le/IV – 7 maggio 2014)

Intervento di Amedeo Maizza: “Il prodotto č vincente se identitario”

Intervento di Amedeo Maizza: “Il prodotto č vincente se identitario”
Ho letto con interesse le pagine dedicate da questa testata ieri alla notizia inerente la quotazione in borsa di un’azienda agroalimentare salentina. Pur non conoscendo la realtà in questione, l’evento mi sollecita alcune riflessioni di carattere generale sull’economia del nostro territorio e sulle sue potenzialità con particolare riferimento proprio al settore agroalimentare.

È assai noto come una delle condizioni che caratterizzano le realtà imprenditoriali locali sia la loro ridotta dimensione, da cui discendono difficoltà in ordine alla loro capacità competitiva che oggi, più di ieri, è connessa alla sfera commerciale. Non può, infatti, ignorarsi come la dotazione strutturale –quindi la disponibilità finanziaria - costituisca un elemento fondante,per quanto raro, della capacità competitiva delle imprese.

È altrettanto noto come nel nostro contesto esistano realtà capaci di supplire a tale limitatezza con l’elevata qualità (penso a talune imprese del settore vinicolo, oleario e della pasta), la quale consente di remunerare con adeguati margini reddituali gli sforzi economici sostenuti.

Si tratta allora di comprendere quali vie possano essere intraprese per raggiungere determinati traguardi di sviluppo e crescita. Osservando i dati relativi ai consumi dei prodotti agroalimentari di qualità, ci rendiamo conto come essi abbiano registrato, anche in questo periodo di crisi, segnali positivi nell’export e nel mercato domestico (cfr. rapporto Qualivita 2013).

Se ci si chiede le ragioni di tale situazione, in controtendenza rispetto ai consumi generali, si può pensare che oggi il consumatore ponga attenzione a determinati prodotti, le cui valenze esulano dal semplice soddisfacimento del bisogno primario per assurgere verso ambiti più elevati, connessi alla capacità che taluni beni hanno di promuovere ricordi ed emozioni legati ai territori d’origine.

Quando, infatti, detto legame è forte, i prodotti diventano peculiari, unici, quindi competitivi (ciò consente di porre l’azienda in una condizione antitetica all’omologazione, dettata dalla globalizzazione). Perché tale circostanza giunga ad avere un valore economico-sociale rilevante, è necessario che l’unicità si coniughi con la notorietà - propria delle politiche di branding -, elevando così il territorio ad elemento fondamentale per l’attrattività dei suoi luoghi e dei suoi contenuti. Il Territorio diventa,quindi, “bene” ricercato e capace di creare valore per la sua collettività.

Il ruolo della singola impresa,dunque, per quanto importante, appare strumentale ad un’azione corale posta in essere da un’organizzazione capace di fondere le diverse ragioni in un’unica visione olistica, in cui il contesto geografico diventa l’ambito all’interno del quale si possono realizzare forme sistemiche di crescita socio-economica. Si perviene così a modelli di sviluppo sostenibile in grado di preservare l’ambiente, valorizzando le tradizioni della collettività e del contesto in generale. Penso, in tal senso, ai numerosi esempi dell’esperienza distrettuale italiana da noi purtroppo poco diffusi.

Giorni fa, durante una lezione, discutendo su tale argomento, una mia studentessa additava quale causa fondamentale della carenza di formule aggregative di successo nel nostro contesto la cultura e la mentalità di noi meridionali. Io ho obiettato dicendo che non è proprio così poiché l’adesione ad iniziative sistemiche richiede che esse dimostrino di essere capaci di poter fare meglio dell’azione del singolo. Solo allora il singolo accetta di far parte di un insieme, superando le naturali ritrosie presenti in ciascuno individuo.

Perché ciò accada, è fondamentale disporre di adeguate dotazioni finanziarie e di elevate capacità manageriali (così come dimostrato dalle best practice del settore). Tali risorse – per quanto non assai diffuse - sono più facili da ottenere rispetto al cambiamento culturale spesso inteso come causa della difficoltà di aggregazione. Credo, infatti, che se si riuscisse a portare esempi concreti di successo di entità sistemiche (in qualsivoglia formula giuridica) non si avrebbero eccessivi impedimenti di diffonderle ed ampliarle. Il vantaggio, infatti, di dette organizzazioni consiste nel poter rimanere autonomi pur condividendo taluni obiettivi con altre realtà. È, dunque, la logica della coopetizione (termine che sintetizza la competitività e la cooperazione) su cui occorre puntare per riuscire nell’intento di sviluppare le nostre imprese e quindi il nostro Territorio.
Amedeo Maizza
Preside della Facoltà di Economia
Università del Salento

Intervento pubblicato nell'ambito del servizio "L'insalata made in Salento prende il volo a Piazza Affari"