LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - (pag. Le/VII - 22 dicembre 2019)
LEVERANO – Il racconto di Ennio Cagnazzo, direttore tecnico ed enologo di “Vecchia torre”
"La svolta quando si scelse di fare più imbottigliamento"
LEVERANO – Dalle 80mila bottiglie degli anni ’90 all’attuale strepitosa cifra di 3milioni e 500mila bottiglie prodotte per soddisfare le richieste dei mercati nazionali ed esteri, soprattutto europei.
L’inizio della crescita dell’imbottigliato, successivamente costante e senza pause, ha coinciso con l’arrivo in cantina dell’enologo e direttore tecnico Ennio Cagnazzo, uno dei protagonisti della svolta aziendale. L’idea, col tempo rivelatasi vincente, era quella di passare dalla prevalente vendita di sfuso alle cantine del Nord, alla commercializzazione di vino imbottigliato.
Per una cooperativa, nata nel 1959 su iniziativa di un gruppo di soci fondatori guidati da Antonio Biasi, all’epoca rappresentava una scelta non scontata perché richiedeva una moderna organizzazione produttiva e commerciale, investimenti in tecnologia e, soprattutto, un cambio di mentalità dei viticoltori, oltreché rigorose pratiche agronomiche che, pur rispettando la tradizione, dovevano puntare alla massima qualità.
La Vecchia Torre lavora annualmente dai 100 ai 130mila quintali di uva, provenienti da vigneti di Negroamaro (60 per cento), Primitivo (25 per cento), Vermentino, Chardonnay e altri vitigni (15 per cento). La gran parte della produzione (60 per cento) è destinata all’imbottigliamento.
Cagnazzo, laurea in Scienze Agrarie a Firenze con specializzazione in Viticoltura ed enologia a Torino, spiega: “Quando si avviò la nuova fase, abbandonando definitivamente anche la quota destinata alla distillazione, fu necessario disciplinare i conferimenti ... (continua)
L’inizio della crescita dell’imbottigliato, successivamente costante e senza pause, ha coinciso con l’arrivo in cantina dell’enologo e direttore tecnico Ennio Cagnazzo, uno dei protagonisti della svolta aziendale. L’idea, col tempo rivelatasi vincente, era quella di passare dalla prevalente vendita di sfuso alle cantine del Nord, alla commercializzazione di vino imbottigliato.
Per una cooperativa, nata nel 1959 su iniziativa di un gruppo di soci fondatori guidati da Antonio Biasi, all’epoca rappresentava una scelta non scontata perché richiedeva una moderna organizzazione produttiva e commerciale, investimenti in tecnologia e, soprattutto, un cambio di mentalità dei viticoltori, oltreché rigorose pratiche agronomiche che, pur rispettando la tradizione, dovevano puntare alla massima qualità.
La Vecchia Torre lavora annualmente dai 100 ai 130mila quintali di uva, provenienti da vigneti di Negroamaro (60 per cento), Primitivo (25 per cento), Vermentino, Chardonnay e altri vitigni (15 per cento). La gran parte della produzione (60 per cento) è destinata all’imbottigliamento.
Cagnazzo, laurea in Scienze Agrarie a Firenze con specializzazione in Viticoltura ed enologia a Torino, spiega: “Quando si avviò la nuova fase, abbandonando definitivamente anche la quota destinata alla distillazione, fu necessario disciplinare i conferimenti ... (continua)
Rosario Faggiano
Articolo integrale pubblicato da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, edizione del Salento (Speciale Leverano)
Nella foto in alto: Antonio Tumolo, presidente di "Vecchia torre", ed Ennio Cagnazzo, enologo e direttore tecnico della cantina

Ennio Cagnazzo in uno dei vigneti della Cooperativa

Il punto vendita di "Vecchia torre" a Leverano