LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - (pag. Le/XII - 22 luglio 2018)
SALICE – Il rettore del convento “Madonna della Visitazione” replica all’artista Rino Fantastico e allo storico locale Ciccio Innocente
"L’aureola non ha danneggiato la statua di Santa Elisabetta"
La Rettoria ha contattato la Soprintentenza. Fra’ Sebastiano si difende
SALICE – «Nessun danno è stato arrecato al simulacro di Santa Elisabetta per applicare l’aureola. E la Rettoria ha già contattato la Soprintendenza». Fra’ Sebastiano Antonio Sabato, rettore della chiesa del Convento, replica all’artista Rino Fantastico e allo storico locale Ciccio Innocente.
I due esperti nei giorni scorsi hanno segnalato, all’arcivescovo di Brindisi e al Padre provinciale dei Frati minori, il “grave danno” al capo ligneo del ‘700 di Santa Elisabetta per l'applicazione di una raggiera dorata “ingombrante e di disturbo”, in occasione della Fiera di inizio luglio. Il simulacro, concepito senza aureola, fa parte del gruppo statuario “Madonna della Visitazione”, ogni anno portato in processione durante la festa.
«Erroneamente – dice fra’ Sebastiano - si attribuisce alla Rettoria l’intervento di apertura del foro sul capo della Santa. Nulla di più sbagliato, in quanto dei piccoli buchi risultavano presenti sulla testa del simulacro già in precedenza».
Secondo il religioso i fori preesistenti o sarebbero stati causati da tarme, oppure potrebbero rappresentare una predisposizione, effettuata in passato, per «un’eventuale aureola da posizionare in occasioni future, come è stato per i recenti festeggiamenti».
Per applicare l’aureola, dunque, sarebbe stato utilizzato uno dei fori già esistenti. L’operazione, assicura il frate, «è avvenuta a cura di un esperto e alla presenza di testimoni».
«È stata mia personale premura – aggiunge - sin dal primo momento dell’accadimento dei fatti, contattare la Soprintendenza dei Beni Culturali di Lecce e nei prossimi giorni sarà effettuata una perizia storico-tecnica presso la Rettoria, a cura di Caterina Ragusa, storico dell’Arte della Soprintendenza».
Ragusa condurrà un’indagine e uno studio approfondito sul simulacro per le «opportune verifiche del caso sulla testa della scultura».
«Ora - continua fra’ Sebastiano - non credo che tutto ciò vada a sminuire la semplicità e l’umiltà di Santa Elisabetta. Riprendendo un pensiero di Sant’Agostino, “Ascolta, fratello, Dio è molto alto. Se tu sali, Egli va più in alto, ma se tu ti abbassi, Egli viene a te…”, penso infatti che la vera bellezza di Santa Elisabetta sia da riconoscersi nel suo atteggiamento interiore che dice “l’umiltà della serva del Signore che si prostra dinanzi alla Madonna”, e non nel fatto di indossare o meno un’aureola, così come la nostra umiltà, quella di abbassarci, non dovrebbe soffermarsi sull’esteriorità del nostro modo di essere, ma dovrebbe trovare fondamento nell’umiltà riconosciuta da Dio».
«Ritengo – conclude il religioso - che la vera umiltà sia da scorgersi in questi gesti e non nella segnalazione di un’aureola collocata nei giorni di festa sul capo della Santa. Spesso pensiamo di trarre vantaggio agli occhi di un’intera comunità solo evidenziando nostre considerazioni personali che altro non fanno che soffermarsi sul lato più superficiale delle ordinarie situazioni di quotidianità, senza porre attenzione al reale e concreto senso dell’operato dei sacerdoti che si pongono in un continuo atteggiamento di servizio e collaborazione di quella stessa comunità».
I due esperti nei giorni scorsi hanno segnalato, all’arcivescovo di Brindisi e al Padre provinciale dei Frati minori, il “grave danno” al capo ligneo del ‘700 di Santa Elisabetta per l'applicazione di una raggiera dorata “ingombrante e di disturbo”, in occasione della Fiera di inizio luglio. Il simulacro, concepito senza aureola, fa parte del gruppo statuario “Madonna della Visitazione”, ogni anno portato in processione durante la festa.
«Erroneamente – dice fra’ Sebastiano - si attribuisce alla Rettoria l’intervento di apertura del foro sul capo della Santa. Nulla di più sbagliato, in quanto dei piccoli buchi risultavano presenti sulla testa del simulacro già in precedenza».
Secondo il religioso i fori preesistenti o sarebbero stati causati da tarme, oppure potrebbero rappresentare una predisposizione, effettuata in passato, per «un’eventuale aureola da posizionare in occasioni future, come è stato per i recenti festeggiamenti».
Per applicare l’aureola, dunque, sarebbe stato utilizzato uno dei fori già esistenti. L’operazione, assicura il frate, «è avvenuta a cura di un esperto e alla presenza di testimoni».
«È stata mia personale premura – aggiunge - sin dal primo momento dell’accadimento dei fatti, contattare la Soprintendenza dei Beni Culturali di Lecce e nei prossimi giorni sarà effettuata una perizia storico-tecnica presso la Rettoria, a cura di Caterina Ragusa, storico dell’Arte della Soprintendenza».
Ragusa condurrà un’indagine e uno studio approfondito sul simulacro per le «opportune verifiche del caso sulla testa della scultura».
«Ora - continua fra’ Sebastiano - non credo che tutto ciò vada a sminuire la semplicità e l’umiltà di Santa Elisabetta. Riprendendo un pensiero di Sant’Agostino, “Ascolta, fratello, Dio è molto alto. Se tu sali, Egli va più in alto, ma se tu ti abbassi, Egli viene a te…”, penso infatti che la vera bellezza di Santa Elisabetta sia da riconoscersi nel suo atteggiamento interiore che dice “l’umiltà della serva del Signore che si prostra dinanzi alla Madonna”, e non nel fatto di indossare o meno un’aureola, così come la nostra umiltà, quella di abbassarci, non dovrebbe soffermarsi sull’esteriorità del nostro modo di essere, ma dovrebbe trovare fondamento nell’umiltà riconosciuta da Dio».
«Ritengo – conclude il religioso - che la vera umiltà sia da scorgersi in questi gesti e non nella segnalazione di un’aureola collocata nei giorni di festa sul capo della Santa. Spesso pensiamo di trarre vantaggio agli occhi di un’intera comunità solo evidenziando nostre considerazioni personali che altro non fanno che soffermarsi sul lato più superficiale delle ordinarie situazioni di quotidianità, senza porre attenzione al reale e concreto senso dell’operato dei sacerdoti che si pongono in un continuo atteggiamento di servizio e collaborazione di quella stessa comunità».
Rosario Faggiano