LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - (p. Le/II – 26 ottobre 2020)
Lettera a Mattarella di Antonio Calcagni, papŕ di un reduce reso invalido dall’uranio impoverito
"Mio figlio, dimenticato dallo Stato"
Una carriera esemplare e ricca di esperienze. Poi la terribile malattia
Lungo calvario. “Carlo lotta da 18 anni contro ostacoli burocratici che negano i suoi diritti”
GUAGNANO – «Troppo spesso mio figlio viene ostacolato, maltrattato e dimenticato». Antonio Calcagni scrive al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per esprimere rammarico nei confronti di un «sistema» che non avrebbe rispetto nei confronti di un veterano dell’Esercito, ovvero del figlio Carlo, colonnello del Ruolo d’Onore, ammalatosi nel 1996 perché «esposto ad uranio impoverito durante una missione in Bosnia-Erzegovina». La lettera è indirizzata per conoscenza anche al Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, al Ministro della Salute, Roberto Speranza, e al Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora.
Antonio Calcagni nella sua lunga nota, mette in evidenza soprattutto il mancato riconoscimento di risarcimento a Carlo (per la sua malattia invalidante) e l’esclusione del figlio dall’attività agonistica, decisa dai preposti alla selezione della Nazionale di ciclismo paraolimpico.
«Tutti i comandanti che lo hanno conosciuto e avuto sotto il proprio comando – scrive Antonio - lo hanno apprezzato ed elogiato, sin dal primo giorno che ha scelto di indossare la divisa e di fare parte delle Istituzioni. Ne ha fatto parte con orgoglio, dando costantemente il buon esempio e dimostrando di avere grandi capacità professionali. Ma tutto questo è durato fino a quando si è ammalato per il servizio prestato, dopo essere stato impiegato a Sarajevo, durante la guerra dei Balcani, dove mio figlio, come tanti suoi colleghi, ha incontrato quel maledetto nemico invisibile, ma devastante, che tutti fanno finta di non conoscere ma che ha nome e cognome: uranio impoverito. È stato l'inizio di un terribile calvario»... (continua)
Antonio Calcagni nella sua lunga nota, mette in evidenza soprattutto il mancato riconoscimento di risarcimento a Carlo (per la sua malattia invalidante) e l’esclusione del figlio dall’attività agonistica, decisa dai preposti alla selezione della Nazionale di ciclismo paraolimpico.
«Tutti i comandanti che lo hanno conosciuto e avuto sotto il proprio comando – scrive Antonio - lo hanno apprezzato ed elogiato, sin dal primo giorno che ha scelto di indossare la divisa e di fare parte delle Istituzioni. Ne ha fatto parte con orgoglio, dando costantemente il buon esempio e dimostrando di avere grandi capacità professionali. Ma tutto questo è durato fino a quando si è ammalato per il servizio prestato, dopo essere stato impiegato a Sarajevo, durante la guerra dei Balcani, dove mio figlio, come tanti suoi colleghi, ha incontrato quel maledetto nemico invisibile, ma devastante, che tutti fanno finta di non conoscere ma che ha nome e cognome: uranio impoverito. È stato l'inizio di un terribile calvario»... (continua)
Rosario Faggiano
Articolo integrale pubblicato da "La Gazzetta del Mezzogiorno", edizione del Salento
Nella foto in alto: Carlo Calcagni col papà Antonio il giorno della laurea in Scienze Giuridiche di diritto internazionale; nella foto sotto: in Bosnia su un elicottero.
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Carlo Calcagni con il cantante J-AX; al centro: Antonio Azzato, presidente vicario dell'A.S.D. "Team Calcagni - Mai arrendersi" - Basilicata.