IL CORRIERE VINICOLO (pag. 15 – 15 ottobre 2007)

Focus vendemmia 2007

Salento, meno uva in cantina ma la qualità è eccezionale

A causa della siccità si è verificato un calo produttivo importante, soprattutto per il Negroamaro. A detta dei produttori, uve sanissime dalle potenzialità straordinarie
Annata storica nel Salento. La vendemmia 2007 sarà ricordata per l’eccellente qualità del prodotto, ma anche per la forte diminuzione della quantità dell’uva raccolta. Quasi ovunque il negroamaro ha registrato un netto calo produttivo; un po’ meglio è andato il primitivo; quasi stabile le uve a bacca bianca. La situazione, differenziata per tipologie di coltivazione e di uve, ha presentato dappertutto una precocità di maturazione media di circa dieci giorni, dovuta al caldo eccessivo e alla prolungata siccità. L’eccezionale colpo di calore, registrato fra il 21 e il 24 luglio con punte di oltre 46° C, ha influito soprattutto sull’andamento vegetativo delle piante allevate ad alberello pugliese.
“Abbiamo iniziato a vendemmiare - spiega Piernicola Leone De Castris, titolare dell’omonima azienda vitivinicola e presidente del Consorzio di tutela del Salice Salentino doc - molto prima rispetto a quello che era in passato il nostro standard di inizio di produzione. Quest’anno, a causa della siccità, del caldo intenso e del mancato inverno, la pianta ha iniziato la sua fase vegetativa prima dei normali periodi. Tutto ciò ha determinato rese per ettaro davvero molto basse, indicativamente intorno al 40-50 per cento in meno sui vigneti più vecchi ad alberello pugliese. Abbiamo ottenuto, però, ottime uve e gradazioni alcoliche consistenti. Credo che l’annata 2007 possa considerarsi come una delle più importanti degli ultimi anni. La struttura del prodotto, a mio avviso, potrà far sì che si creino delle riserve di grande struttura e longevità”.
L’enologo Angelo Maci, vicepresidente del Consorzio di tutela del “Salice Salentino doc” e presidente delle “Cantine Due Palme” di Cellino San Marco”, aggiunge: “Quest’anno l’uva è stata sanissima, indenne da muffe e da altre malattie. Il calo dell’uva sarà parzialmente compensato dall’annata straordinaria dal punto di vista qualitativo. Oltre al caldo e alla siccità che ha provocato il collasso delle piante costringendole ad eliminare il 30 per cento dei grappoli rendendoli secchi, nel nostro territorio il calo è stato determinato anche dalla grandine del 6 maggio che ha provocato danni a Guagnano, Cellino, San Pietro Vernotico, San Donaci e parte del territorio di Campi Salentina. La grandine di quest’anno ha colpito circa trecento ettari di terreno vitato. La pioggia torrenziale del 7 giugno, inoltre, in alcuni casi ha provocato un attacco forte di peronospora”.
Franco Giacosa, enologo della Casa Zonin, offre un primo bilancio della vendemmia della “Tenuta Masserie Altemura” di Torre Santa Susanna: “L’annata è stata ottima anche se non troppo abbondante. Abbiamo ottenuto un bellissimo primitivo con un potenziale alcolico di 15° e più. La malvasia è stata da manuale: con acini consistenti, molto colorati e con un sapore che darà certamente dei vini profumati e fruttati. Non si è avuto nemmeno un acino colpito da patogeni. Per avere una sanità del prodotto pressoché perfetta, abbiamo molto lavorato sulla gestione del verde e, quindi, sull’esposizione del grappolo alla luce e all’aria”.
Marco Rocca, dell’azienda “Angelo Rocca e Figli” di Agrate Brianza, proprietaria di una tenuta a Leverano, da parte sua afferma: “Rispetto alle altre aziende salentine, i nostri vigneti hanno registrato perdite di quantità più contenute. Per il negroanaro, ad esempio, siamo intorno al 15-20 per cento in meno rispetto all’anno scorso. Bisogna aggiungere, però, che noi abbiamo tutte vigne nuove, allevate a cordone speronato. Prevediamo vino di ottima qualità”.
L’enologo Francesco Bardi, amministratore delegato dell’azienda Castello Monaci di Salice Salentino, precisa: “Gli allevamenti ad alberello pugliese sono quelli più frequenti nella zona. Queste piante hanno sofferto molto per la poca aerazione e, pertanto, si è avuto un po’ di secco. Alla fine, però, abbiamo avuto un risultato superlativo. La pianta, infatti, è riuscita a portare a maturazione il frutto perfettamente con colori molto buoni. Da quest’anno, peraltro, la nostra azienda ha vendemmiato solo di notte utilizzando mezzi meccanici. Questo ci ha consentito di incantinare il prodotto fresco, ad una temperatura giusta per poterlo lavorare nel migliore dei modi”.
“Nel nostro territorio - dice Giovanni Rolli, presidente della Cantina viticultori associati di Veglie - abbiamo avuto, sull’alberello pugliese, una riduzione media di negroamaro di circa il 50 per cento. Alla Cantina di Veglie e alla Viticultori associati mancheranno, quest’anno, circa 30mila quintali di uva, ovvero la metà di quella lavorata l’anno scorso. Di contro, però, abbiamo qualità eccellenti, ottenute da basse rese per ettaro. Per il negroamaro da alberello abbiamo circa 20,50° babo, per il primitivo circa 21°, per la malvasia nera 20,50°. Come cooperativa, speriamo che con questo pregiato prodotto il mercato possa subire una variazione al rialzo consistente. Per la prima volta da anni – conclude – prevediamo di non poter soddisfare tutte le richieste”.
A proposito del prezzo dell’uva pagato quest’anno nel Salento, tutti gli operatori confermano una certa tendenza al rialzo. Approssimativamente si può parlare di un aumento medio di 15-20 per cento in più, con prezzi medi di circa 35-40 euro a quintale.
Gianvito Rizzo, presidente della “Feudi di Guagnano srl” e componente-esperto della Commissione prezzi della Camera di commercio di Lecce, afferma: “In qualità di rappresentante dei piccoli produttori, devo evidenziare il fatto che la notevole diminuzione delle rese registrata nel 2007 determinerà gravi perdite economiche per le aziende. L’aumento del prezzo dell’uva, a mio avviso del tutto contingente, comunque non sarà sufficiente a coprire le perdite. Quando l’offerta è minore rispetto alla domanda, peraltro, automaticamente c’è una lievitazione dei prezzi. Sarebbe stato interessante, invece, verificare i prezzi in condizioni normali. Secondo alcuni dati, il negroamaro utilizzato per le doc è stato pagato anche più di 40 euro a quintale. Era da anni che, per il negroamaro, i mediatori non andavano in giro per accaparrarsi le partite. Quest’anno – conclude - c’è stato un movimento di compratori e mediatori che non si vedeva da anni”.
Rosario Faggiano