IL CORRIERE VINICOLO (pag. 20 – 16 GIUGNO 2014)
Convegno in occasione di “Vini rosati d’Italia”
Tutte le identità del rosato
Un mondo molto vasto che copre un ampio ventaglio di possibilità in termini di gusto, equilibrio e, quindi, di adattamento al mercato. In occasione della premiazione del concorso nazionale dedicato a questi vini, si è fatto il punto su potenzialità e prospettive.
OTRANTO (Lecce) – Riflettori sull’eccellenza vinicola italiana. Si è conclusa con la proclamazione dei vincitori la terza edizione del concorso enologico nazionale “Vini rosati d’Italia” promosso dalla Regione Puglia, in partenariato con Assoenologi, Accademia Italiana della Vite e del Vino e Unioncamere Puglia.
Nella suggestiva sala Triangolare del Castello Aragonese, a fine maggio sono state premiate le diciotto etichette che hanno conquistato i gradini più alti del podio. Le più medagliate sono risultate le aziende venete (tre medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo) e pugliesi (una d’oro, due d’argento e due di bronzo). All’Emilia Romagna e alla Lombardia sono andate tre medaglie, all’Abruzzo due.
Alla cerimonia di premiazione, condotta dal giornalista Rai Attilio Romita, sono intervenuti l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Fabrizio Nardoni, il senatore Dario Stefàno, ideatore dell’iniziativa, il presidente di Assoenologi Puglia, Basilicata e Calabria Massimiliano Apollonio, il presidente dell’Accademia della Vite e del Vino Antonio Calò e la maestra di cucina Palma D’Onofrio, sommelier e testimonial dell’iniziativa.
“Il risultato di quest’anno – ha detto Nardoni - premia ancora una volta e sempre di più una tendenza in ascesa di questa produzione. Lo diciamo da Otranto e dalla Regione che rappresenta il 40 per cento della produzione nazionale di questa qualità”.
“Una bella gara – ha commentato Stefàno - con la partecipazione di tutte le regioni. Un’esperienza vincente in cui le nostre radici culturali e produttive divengono motori di crescita economica per le aziende ed i nostri territori. Non nascondo l’emozione per le cinque medaglie che la Puglia porta a casa”.
La premiazione è stata preceduta dal convegno internazionale “I mercati del Rosato: identità, gradimento e prospettive”.
“I rosati - ha detto Federico Castellucci, già direttore generale Oiv - rappresentano più del 9% della produzione mondiale di vino. Il principale paese produttore è la Francia, seguita da Italia, Stati Uniti, Spagna e Germania. La Francia è anche il principale paese consumatore (34% della produzione mondiale) seguita da Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Italia, solo quinta (5%) nonostante sia il secondo paese produttore. L'Italia in 10 anni ha aumentato la sua quota di export passando dal 26% al 40%. Secondo uno studio francese il rosato subisce una forte stagionalità: tra primavera ed estate si consuma quasi il 70% del rosato; sempre in Francia, il consumo di Rosato tra il gentil sesso è passato dal 22% al 31%”.
“Le fonti di informazione sui vini rosati – ha sottolineato Gilles Masson, direttore del Centro di ricerca e sperimentazione sul vino rosé in Provenza - sono rare. Solo dal 2004 è stato possibile dar vita ad un osservatorio, grazie ad una collezione di oltre 100 campioni di rosati, provenienti da 30 Paesi, messe a disposizione del Centro di ricerca dall'Unione degli enologi di Francia. Questa banca dati conferma che il mondo del rosato è molto vasto e copre un ventaglio di possibilità in termini di gusto, equilibrio, e quindi di adattamento al mercato, molto importante”.
“I rosati - ha aggiunto Rudolf Nickenig, giornalista e segretario generale dell'Associazione viticoltori tedeschi - non devono rappresentare un compromesso per chi non sa scegliere un vino bianco o rosso. Personalmente ritengo che il rosato sia una prima scelta, un vino capace di accompagnare un buon pasto, che si sposa perfettamente con numerosi piatti di carne o di pesce. La sua popolarità sul mercato è cresciuta negli ultimi 10 anni, offrendo oggi numerose opportunità nella produzione e nel marketing. In Germania non possiamo parlare di boom dei rosati, tuttavia il suo potenziale non sembra essersi esaurito”.
Sandro Sartor, amministratore delegato di “Ruffino", infine, si è soffermato sulla storia del Rosatello Ruffino, diffuso soprattutto negli anni '60 e rilanciato nel 2013. “Il principale mercato del Rosatello – ha ricordato - è senza dubbio quello nazionale, ma è anche esportato in Germania e in altri Paesi del Nord Europa. In Italia il mercato dei rosati ha segnato il passo negli anni '80 e '90, ma negli ultimi cinque anni si è iniziato a registrare un interesse crescente da parte dei consumatori”.
Nella suggestiva sala Triangolare del Castello Aragonese, a fine maggio sono state premiate le diciotto etichette che hanno conquistato i gradini più alti del podio. Le più medagliate sono risultate le aziende venete (tre medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo) e pugliesi (una d’oro, due d’argento e due di bronzo). All’Emilia Romagna e alla Lombardia sono andate tre medaglie, all’Abruzzo due.
Alla cerimonia di premiazione, condotta dal giornalista Rai Attilio Romita, sono intervenuti l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Fabrizio Nardoni, il senatore Dario Stefàno, ideatore dell’iniziativa, il presidente di Assoenologi Puglia, Basilicata e Calabria Massimiliano Apollonio, il presidente dell’Accademia della Vite e del Vino Antonio Calò e la maestra di cucina Palma D’Onofrio, sommelier e testimonial dell’iniziativa.
“Il risultato di quest’anno – ha detto Nardoni - premia ancora una volta e sempre di più una tendenza in ascesa di questa produzione. Lo diciamo da Otranto e dalla Regione che rappresenta il 40 per cento della produzione nazionale di questa qualità”.
“Una bella gara – ha commentato Stefàno - con la partecipazione di tutte le regioni. Un’esperienza vincente in cui le nostre radici culturali e produttive divengono motori di crescita economica per le aziende ed i nostri territori. Non nascondo l’emozione per le cinque medaglie che la Puglia porta a casa”.
La premiazione è stata preceduta dal convegno internazionale “I mercati del Rosato: identità, gradimento e prospettive”.
“I rosati - ha detto Federico Castellucci, già direttore generale Oiv - rappresentano più del 9% della produzione mondiale di vino. Il principale paese produttore è la Francia, seguita da Italia, Stati Uniti, Spagna e Germania. La Francia è anche il principale paese consumatore (34% della produzione mondiale) seguita da Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Italia, solo quinta (5%) nonostante sia il secondo paese produttore. L'Italia in 10 anni ha aumentato la sua quota di export passando dal 26% al 40%. Secondo uno studio francese il rosato subisce una forte stagionalità: tra primavera ed estate si consuma quasi il 70% del rosato; sempre in Francia, il consumo di Rosato tra il gentil sesso è passato dal 22% al 31%”.
“Le fonti di informazione sui vini rosati – ha sottolineato Gilles Masson, direttore del Centro di ricerca e sperimentazione sul vino rosé in Provenza - sono rare. Solo dal 2004 è stato possibile dar vita ad un osservatorio, grazie ad una collezione di oltre 100 campioni di rosati, provenienti da 30 Paesi, messe a disposizione del Centro di ricerca dall'Unione degli enologi di Francia. Questa banca dati conferma che il mondo del rosato è molto vasto e copre un ventaglio di possibilità in termini di gusto, equilibrio, e quindi di adattamento al mercato, molto importante”.
“I rosati - ha aggiunto Rudolf Nickenig, giornalista e segretario generale dell'Associazione viticoltori tedeschi - non devono rappresentare un compromesso per chi non sa scegliere un vino bianco o rosso. Personalmente ritengo che il rosato sia una prima scelta, un vino capace di accompagnare un buon pasto, che si sposa perfettamente con numerosi piatti di carne o di pesce. La sua popolarità sul mercato è cresciuta negli ultimi 10 anni, offrendo oggi numerose opportunità nella produzione e nel marketing. In Germania non possiamo parlare di boom dei rosati, tuttavia il suo potenziale non sembra essersi esaurito”.
Sandro Sartor, amministratore delegato di “Ruffino", infine, si è soffermato sulla storia del Rosatello Ruffino, diffuso soprattutto negli anni '60 e rilanciato nel 2013. “Il principale mercato del Rosatello – ha ricordato - è senza dubbio quello nazionale, ma è anche esportato in Germania e in altri Paesi del Nord Europa. In Italia il mercato dei rosati ha segnato il passo negli anni '80 e '90, ma negli ultimi cinque anni si è iniziato a registrare un interesse crescente da parte dei consumatori”.
Rosario Faggiano